A maggio 2020, sul n.2 volume 1 della rivista “DIS. Giornale italiano di ricerca clinica e applicativa” edita da Erickson, è stata pubblicata una ricerca scientifica dal titolo ‘Confronto delle prestazioni di lettura di testi in Times New Roman e in EasyReading in soggetti con DSA e DA’. I risultati hanno evidenziato un miglioramento nella lettura per chi utilizzasse il nostro font e quindi abbiamo deciso di approfondire l’argomento con le due logopediste autrici della ricerca Laura Maria Castagna e Valentina Mengoni.
Buongiorno Maria e Valentina, di cosa vi occupate nel quotidiano e in quale contesto operate?
“Siamo entrambe logopediste: la dott.ssa Mengoni presso il centro di riabilitazione Istituto Santo Stefano a Macerata mentre io – la dott.ssa Castagna – sono Vice presidente dell’Albo dei Logopedisti di Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno”.
Avete spesso a che fare con soggetti con disturbi di apprendimento? Come vi approcciate con loro e quali sono i punti cardine della terapia?
“Entrambe abbiamo avuto e abbiamo tutt’ora, in valutazione e trattamento, molti bambini e ragazzi con DSA e DA. I punti cardine della terapia dei DSA e DA, oltre al trattamento logopedico, sono degli “strumenti compensativi” che hanno lo stesso ruolo degli occhiali per chi ha difetti di visione. Sono stati previsti dalla Consensus Conference svoltasi nel 2010 presso l’Istituto Superiore di Sanità, a cui hanno partecipato le società scientifiche di tutte le professioni coinvolte nella cura dei DA e DSA”.
Quando e perché avete deciso di avviare una ricerca sul font EasyReading?
“Abbiamo optato per questa strada nell’ambito del Corso di Laurea in Logopedia presso la Politecnica delle Marche di Ancona, della quale ero direttore, per la sinergia fra me – Laura Maria Castagna – e la Prof.ssa Laura Fiorini, ingegnere. Tra gli strumenti compensativi a cui accennavo prima e che agevolano la lettura vi è anche il font e, vista la necessità di avere maggiori dati scientifici in merito per avere le evidenze e supportare maggiormente gli interventi di cura, abbiamo deciso di avviare questa ricerca”.
Quale campione avete preso in considerazione e come avete strutturato la ricerca?
“Il campione era composto da 14 soggetti fra i 7 e gli 11 anni – con un’età media di 9,2 – con diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento e Disturbi evolutivi delle abilità scolastiche non specificati rilasciata dal team multidisciplinare dell’Istituto Santo Stefano di Civitanova e Filottrano. A tutto il campione sono state somministrati test di lettura (un brano, quattro liste di parole e tre liste di non parole) nel font Times New Roman e, a un mese di distanza, nel font ad alta leggibilità EasyReading”.
Perché avete scelto il Times New Roman come ‘font di confronto’?
“Perché, consultando la scarsa letteratura scientifica, abbiamo visto sia che era già stato studiato sia che era molto diffuso”.
Quali sono i risultati finali della ricerca? Una vostra considerazione in merito.
“I risultati della ricerca sono stati molto incoraggianti. Valutando i parametri della rapidità e della correttezza nel brano e nella lista di parole, abbiamo riscontrato un miglioramento statisticamente significativo in entrambi. L’incremento medio è stato di 0,43 sillabe/sec nel brano e 0,36 nelle parole. Questo incremento è maggiore rispetto al miglioramento annuo stimato in 0,3 sillabe/sec e può facilitare la decodifica del testo migliorando la prestazione nei soggetti con difficoltà di lettura”.
Quanto credete che il font EasyReading possa essere utile nel trattamento di un soggetto con tipicità di questo genere?
“Il miglioramento delle performance di lettura è un risultato che spesso necessita di sforzi terapeutici lunghi anni. Di conseguenza, un risultato come questo è un’ottima notizia per noi, per i soggetti con difficoltà, per le loro famiglie e per le scuole”.
Credete che il font EasyReading debba essere adottato in alcuni specifici contesti per facilitare la lettura? Se sì, quali?
“Crediamo, innanzitutto, che sarebbe utile replicare l’esperimento con un campione molto più ampio e con bambini lettori abili. Sarebbe molto interessante, anche, estendere lo stesso esperimento agli anziani, che spesso non leggono più o comunque molto poco. La ricerca è ancora piena di spunti, ma effettuarla è complesso per la scarsa adesione della scuola, che percepisce il personale estraneo come troppo invasivo, e per via dei genitori, che stentano ad approvare il coinvolgimento dei figli. Vi è infine un problema di scarsità di fondi, ma non disperiamo che finita la pandemia non si possa ricominciare”.